I più lo riconosceranno per averlo visto sul piccolo schermo in “Gomorra la serie”, ma Ivan Boragine non è soltanto il volto del sindaco Casillo, personaggio losco e corrotto della fiction targata Sky Atlantic. Classe 1983, l’attore napoletano è affermatissimo tra cinema, televisione e teatro. L’alta formazione presso una delle più prestigiose accademie romane e, poi, numerosi seminari con l’Actors Studio statunitense, hanno permesso al suo grandioso talento di emergere, fin da giovanissimo.
“Ho cominciato a recitare per vincere la mia timidezza – spiega Boragine – una sorta di terapia d’urto che mi consentisse di superare quello che ritenevo fosse un limite; all’inizio era solo un gioco per far pace con me stesso, poi ci ho preso gusto: lì ho capito che poteva diventare anche un lavoro”.
Ha gli occhi che brillano, mentre racconta della sua professione, gesticola come fosse in scena ma è sinceramente emozionato nel parlare, nonostante il caldo afoso della giornata in cui si concede all’intervista, senza risparmiarsi, sincero come pochi.
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Il pubblico televisivo la ricorda per la partecipazione a tante fiction, tra tutte anche la terza stagione di “Capri”.
“È stato uno dei primi lavori in tv. Da giovane e inesperto, soffrivo d’ansia da prestazione, solitamente non un atteggiamento positivo per chi recita. Invece, al contrario di quello che potessi pensare, tutto si è trasformato in un’incredibile energia che mi ha permesso di poter vivere una fantastica esperienza. Anche se, purtroppo, le scene in cui ho partecipato non sono state girate sull’isola azzurra”.
E che rapporto ha con Capri?
“Ci sono stato la prima volta a diciannove anni circa. Come tutti quelli che la conoscono come l’isola del jet set internazionale, avevo delle aspettative altissime. L’impatto è stato estremamente positivo, ricordo la sensazione di sentirsi accolti come a casa, in semplicità senza troppi fronzoli: forse la caratteristica principale di questo posto meraviglioso. Ci sono ritornato più volte, da turista ed anche per lavoro, visitandola in lungo e in largo”.
C’è un luogo dell’isola di cui ha un ricordo particolare?
“Potrei nominarne tanti: lo spettacolo di villa Jovis, la vista dal monte Solaro, i tour in barca tra i Faraglioni e la Grotta Azzurra. Sarebbe lapalissiano dire che tutti questi posti sono incantevoli, eppure non c’è altra parola che possa definirli meglio. Di tutti i luoghi conservo un’emozione unica, che si può provare solo venendo in quest’isola magica. Per impegni lavorativi non ritorno a Capri da un po’, ma spero tanto di poter godere di nuovo e presto della meraviglia isolana”.
Da poco, infatti, ha chiuso con le riprese della commedia “L’amore ai tempi di Shrek”, in cui lei è tra i protagonisti.
“Sì, diretti da Alessandro Derviso, abbiamo girato per cinque settimane in Molise. È la storia di sei personaggi alle prese con una particolare terapia di coppia, gestita da un autorevole psicoterapeuta, che rivelerà rocamboleschi ed inaspettati risvolti. Un lavoro divertente ed al tempo stesso di grande riflessione, in uscita il prossimo anno e prodotto da Tonino Di Ciocco, Andrea Cacciavillani e dai fratelli Derviso”.
E ora?
“Sono a teatro con ‘La cella zero’, una storia vera, molto toccante e apprezzatissima dal pubblico, che quindi sto continuando a portare in giro con successo ormai da due anni. Inoltre, nella prossima stagione sarò in tournèe, insieme con i colleghi Salvatore Catanese e Ciro Esposito, per la pièce ‘Sotto lo stesso tetto’, già lanciata in promozione con qualche data invernale. Ci sono poi altri progetti cinematografici in ballo, ma è ancora troppo presto per parlarne”.
Chi la conosce, sa benissimo, che lei è molto attivo nel sociale, pensa che la sua popolarità possa essere d’aiuto a chi è in difficoltà?
“L’essere famosi può diventare un veicolo per coloro che sono meno fortunati. Noi attori facciamo un lavoro che ci mette in mostra e questo potere, se così possiamo definirlo, può essere sfruttato in maniera positiva proprio nei confronti di chi ne ha più bisogno. Ma la popolarità va maneggiata con cura. Intendo dire che non sono quel tipo di persona che esaspera la generosità ed a tutti i costi pubblicizza gesti di solidarietà, al contrario mi piace farlo in privato, collaborando pure con associazioni inserite sul territorio: questo per me è il miglior modo di aiutare”.
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